TAJIKISTAN e KYRGYZSTAN PEDALANDO IN 2

Maurizio si racconta


NON SIAMO AMICI….. SIAMO DI PIU’ DEGLI AMICI

“Un altro viaggio assieme a te Caro Umbi”.

Le persone speciali non le puoi immaginare, neppure volere come le vuoi tu, proprio perché è impossibile immaginarle.
Sono come delle sorprese, non te lo aspetti e come d’incanto appaiono, le persone speciali.
Le persone Speciali sono rare, ma ci sono.
Ogni persona le incontra e ci crede.
Arrivano e basta, le persone speciali.
E ne rimani innamorato.
Magari l’incontro al momento non dice nulla, poi, parlando, scambiando idee, farsi domande, suggerendosi consigli, aprirsi a delle confidenze.
Frequentandosi a poco a poco.
Mettendosi a nudo piano piano.
Piccole cose….
Frequentandosi sempre più…. e senti che stai più di bene.
Non serve fare grandi cose.
Essere se stessi senza travestimenti.
E quando ti fidi in tutto, per te quella persona è speciale, è diventata speciale, diversa da tutte, la pensi spesso e ti fa bene, ti manca ma non soffri perché l’hai incontrata, l’hai conosciuta, ti ha dato e a te sembra di non contraccambiare, di non dare mai abbastanza.
E più passa il tempo e più ti accorgi che è speciale.

Nella mia esistenza ho incontrato molte persone, interessanti, poco interessanti, alcune lo sembravano i primi tempi, ma lungo il cammino non hanno lasciato il segno e il viaggio assieme è terminato.
Pochissime sono le persone che ho tatuato sulla mia personale energia interiore, alcune purtroppo se ne sono andate….. ma non mi hanno lasciato solo perché ho il loro insegnamento dentro.

Queste persone non sono “i miei amici”.

Oramai “amico” sta diventando un qualsiasi vocabolo ordinario memorizzato e inflazionato.
Sfugge oramai il vero senso e peso nel pronunciarlo questo nome: “Amico”
Amico: un’unità di misura, un modo di dire.
I social network pullulano di “amici”, li sfornano, li danno in pasto.
Quanti amici hai?
Sei mio Amico?
Mi dai l’amicizia?
Grazie dell’amicizia.
Invita amici.
Tizio è amico di..
Amici che potresti conoscere.

Un significato antico, importante.
“AMICO”.
Pronunciarlo era un vincolo di sangue, un saldo legame, un parto gemellare inseparabile.
Una parola sacra un tempo, che ora si sta svalutando a poco a poco a nostra insaputa, una leggerezza.
Fatta, disfatta, non lascia effetto.
Attraverso un cavo ottico abbiamo trovato un sacco di amici che tappano apparentemente il vortice del buco nero della solitudine, ma spento il collegamento virtuale si ritorna nel baratro più nero dell’abbandono.

Ce lo chiediamo sempre, io, Andrea e Greta…..i miei cuccioli..
Noi siamo degli amici?
Ci guardiamo negli occhi e dopo un primo leggero accenno negativo con la testa, con forza ci rispondiamo….
NOOOO…  SIAMO PIU’ DEGLI AMICI!.

Gli amici vanno e vengono nel tempo, perché in quel momento ci sono simpatici, vien voglia di voler bene un po’, di più ad alcune persone, si frequentano per solitudine, per interesse, si prendono in giro a volte.

Noi no.
Io Andrea e Greta, SIAMO PIU’ DEGLI AMICI.

Io non sono il loro amico, sono il loro Papà, l’unico Papà che hanno ed avranno, spero per un po, in questa vita….
Non ne possono (per fortuna o per sfortuna loro) averene un’altro.

Io sono uno dei loro chakra, il loro terzo occhio, quello interiore, io sono una parte del loro cervello, io sono una porzione del loro cuore, io sono un momento della loro serenità.
Sono il loro porto sicuro in mezzo alla termpesta.
Non li potrò e non li devo mai deludere, questo è il mio compito…. Essere e farmi vedere a loro sempre come me stesso….. semplicissimo, devo essere quello che sono, senza travestimenti.

LUI……Cominciò a lavorare sin da piccolissimo con impegno e grande energia, in famiglia serviva il contributo di tutti, grandi e piccoli, maschi e femmine.
A 20 anni, dopo aver dimostrato grandi doti lavorative e di progettazione diventa la persona di fiducia e responsabile di una importante azienda di Bolzano, qualche anno dopo rileva completamente l’attività. L’azienda subisce lentamente una trasformazione e cresce fino a raggiungere i 50 dipendenti.
Si lavora sodo.
Esporta in tutto il mondo macchinari e brevetti usati nel mondo della zootecnia.
Impegno, sudore e difficoltà, non prenderanno mai il sopravvento e non vincono sulla sua inesorabile spontanea energia, disponibilità ed entusiasmo, che lo caratterizzano tuttora…. a 74 anni.
Un tristissimo periodo segna il suo generoso desiderio di formare una famiglia che gli viene negato da un tragico incidente al primogenito ancora in culla.
Ma lui, nonostante questo dolore che pochissimi hanno vissuto, cresce.
Famiglia, lavoro, clienti, fatica, impegno, serietà, spostamenti nel mondo, alcuni incidenti gravi, tra cui uno, in coma, polmone, gambe, spalle, schiena, protesi.
E’ messo male.
Lo danno a vita con stampelle e bastone.

Lui no, non ci crede, non vuole.
Cresce, è un samurai, si, un combattente.
Cresce ancora, si ferisce, guarisce, le cicatrici sono un ricordo, ci sono, devono esserci, c’è posto ancora per qualche altra.
Gli anni passano, tantissime le cose viste e i lavori fatti e disfatti.

A 60 anni una decisione importante, vende l’azienda consolidata, conosciuta, rispettata e stimata.
Gli vogliono bene tutti, gli operai piangono questa decisione, piangono la sua mancanza.
Figli e nipoti sono grandi oramai, ma sono sempre dal “papà-nonno”

Eccolo ora  nel 2015 a 74 anni, super attivo, un’energia inarrestabile.
Ci siamo conosciuti in un viaggio Namibia.
Io non ho più il nonno e neppure il papà.
Quante cose vorrei chiedere ora, guardarli negli occhi, stringere le loro vissute mani ruvide.
Nonno e papà mi mancano, ma ora lo devo fare ai miei figli…..loro non lo sanno e sono sereni.

Ma adesso anch’io ho trovato un Papà e un Nonno Speciale….. posso guardarlo negli occhi, abbracciarlo e stringere l’esperienza delle sue mani…..
Ho il mio “Porto”

Noi non siamo amici
SIAMO PIU’ DEGLI AMICI.

A presto “Umbe” per questo nuovo incontro.
Dai che ci siamo.
Ti voglio bene

Grazie.



La Vita è un’ Avventura ma anche un Cin Cin



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Questo è un viaggio-avventura che sento dentro e desidero da tanto.



Innanzitutto voglio ringraziare pubblicamente l’amico Stefano Merlo che mi ha messo la pulce nell’orecchio e mi ha dato definitivamente lo stimolo necessario per far partire questo sogno.

Sentii parlare e vidi alcune foto di queste zone del Tajikistan e del Pamir nel lontano 1995 quando intrapresi il viaggio in Tibet con l’amico Erich Sandri.
Apparentemente fu solamente un interesse leggero che mi sfiorò appena, ma inconsciamente mi colpii molto vedere quelle montagne così alte e come lame taglienti spingersi prepotentemente verso il cielo azzurrissimo.
Mi rimase qualche cosa dentro e il fato volle che incontrai alcuni americani che fecero questa attraversata, segui e lessi i loro racconti qualche tempo dopo quando feci le montagne nel Nord del Pakistan nel 1996.

Queste difficili piste, sempre in balia di frane, alluvioni e smottamenti, erano gli unici collegamenti che strisciavano e si insinuavano lentamente tra le montagne e valichi oltre i 5000 m di altitudine.
Percorsi impegnativi e polverosi che facevano viaggiare fra non poche difficoltà, per giorni, per settimane, per mesi, per anni, lunghe carovane di mercanti ed esploratori che dovevano anche difendersi dai sanguinari assalti da parte di banditi e predoni.

Una infinita e immensa ragnatela di piste che proveniva dall’oriente.
La Grande Via della Seta.

Rimasero li, fermi, per molti anni, i miei appunti, poca roba, fatti di nomi di villaggi e piccoli insediamenti, fatti di distanze e dislivelli, fatti di schizzi disegnati su carte di ogni tipo, di piste e strade percorse da cavalli e camion di lavoratori e pellegrini, fatti di possibili punti di ristoro.

Sogni e sogni......chissà.... mi dicevo.

Rimasero li, fermi, li, fino al 2006.

Nell'ottobre di quell'anno ero in Marocco, sulle montagne, ad organizzare un’avventura estrema in MTB, 700 km no stop con road book. 
La prima in Europa, mi divertiva offrire un nuovo gioco avventuroso a qualche decina di amici.
3-4 giorni no stop, anche di notte, in autonomia, con solamente alcuni chek point come punti di controllo e di sicurezza.
In MTB, passando le alte e antiche montagne dell’Alto Atlante, i vulcanici colli a 3000m del Saharo, fin arrivando alle zone desertiche limite del Sahara.

Che bello.
Che ricordi.



Ecco, in quell’occasione, in un chek point, situato in un povero e misero rifugio gelido e buio, dove solamente il fuoco all'interno di una piccola stufetta a legna cercava di portare, per quel che poteva, un po di tepore al mio corpo martoriato dalla fatica e dalla fame, mentre attendevo il passaggio degli amici-concorrenti, incontrai un gigantesco ragazzo russo, biondo, chiuso dentro la sua grossa giacca di cuoio consumato e sponsorizzata, riempita pienamente dalle curve dei suoi grossi muscoli.
Si fermò lì quella notte, per riposare, si leggeva sul suo volto la stanchezza della giornata, e anche per dar respiro alla sua grossa moto fuoristrada tutta imbrattata di fango secco.
Quella sera, davanti ad alcuni tè alla menta e ad una ciotola di pistacchi, nacque una simpatica intesa. Parlammo di avventure e di viaggi nel mondo, e guarda un po, ancora lui, saltò fuori per l'ennesima una volta il Pamir.

Mi parlò molto di questi luoghi, si vedeva dal luccichio nei suoi occhi e dalla sua estasi, che ne era fortemente attratto da quei luoghi.
Mi disse che l'altipiano era favoloso, le sue genti ancora pure, splendide, disponibili e molto ospitali.
L’idea-sogno che si era depositata nei miei meandri, riaffiorò, rispolverai e aggiunsi altre piccole informazioni ai miei appunti cerebrali.

Ma il sogno rimase ancora un sogno.
Rimase li, fermo, passarono ancora diversi anni.

Poi lo scorso anno, 2014, venne a trovarmi Stefano Merlo, anche lui è un viaggiatore.
Passammo alcuni giorni in MTB sui monti della Sardegna, non ricordo come e in che modo, ma il Pamir si svegliò ed era sulle nostre labbra.
La gravidanza era matura e il parto imminente.

Pochi mesi dopo lui fece questo viaggio, al ritorno mi mandò il suo materiale, era euforico, seguirono telefonate e la sua disponibilità era costante.
Oggi, 20 anni dopo, quel viaggio in Tibet, la scintilla accese il lume e fece un’intensa luce tra i miei desideri.

Questa avventura però sentivo che chiamava forte una persona a me cara, non avevo dubbi dovevo condividerla con Umberto
Ed eccomi qui con Umberto.



Grazie Stefano, è colpa tua.
La Vita è un’Avventura, ma anche un Cin Cin













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